Il blog di Marketing Toys

Cercare una direzione (ed una definizione)

VISION Society
Premesso che la direzione non è quella che qualche nerd dall’altra parte del mondo ci sta indicando. La direzione non può essere uno strumento, che sia esso il Metaverso, l’Intelligenza Artificiale, il Web3. Quella è una tecnologia. Non è una direzione.

La tecnologia è un abilitatore, non è un senso, una stella polare, un punto al quale ispirarsi per andare avanti.

Ho la sensazione che abbiamo — erroneamente — riposto fiducia nel muratore, esperto di piastrelle fatte a mano, anziché nell’architetto, con il quale invece condividere una visione della nostra casa, dove abiteremo, cresceremo e progetteremo il futuro.

Ma non perché il muratore abbia un valore inferiore rispetto all’architetto. Assolutamente. Il muratore e l’architetto fanno lavori completamenti diversi, ed il fatto che non siamo in grado di comprendere la differenza tra i due la dice lunga sul valore che diamo alla parola marketing e alle figure che abbiamo formato e stiamo formando a forza di fuffa guru, video da Dubai e selfie da qualche palco di un TEDx: ora in Italia siamo tutti TEDx speaker e CEO di qualcosa…

Eppure se ci guardiamo intorno le condizioni nelle quali perversano le aziende, da un punto di vista imprenditoriale ed organizzativo, è drammatico. Evidentemente ci siamo concentrati un po’ troppo su qualche vanity metric anziché su KPI aziendali…

Ho la sensazione che manchino figure strategiche in grado di ascoltare le aziende, che abbiano la sensibilità per osservare e decodificare il mercato, in grado di interagire con i “tecnici” per scaricare a terra progetti di valore che possano supportare una reale strategia aziendale.

Forse il problema è proprio l’assenza di una reale strategia aziendale. Molte PMI e micro imprese infatti sono prive di una visione di lungo periodo, non sono in grado di coordinare un team interno e di consulenti esterni a supporto di scelte aziendali più lungimiranti e il fatto che — come è accaduto col Metaverso — ci si butti a capofitto con budget anche rilevanti in progetti che utilizzano l’ultima tecnologia di turno, la dice lunga su come facciamo impresa oggi in Italia.

È un po’ come stare in mare aperto avanzando in base a dove tira il vento: certo, la nave galleggia e si muove, ma scegliere una direzione e coordinare tutti gli sforzi per seguirla è un’altra cosa.

A quante tempeste saremo in grado di resistere se non abbiamo una stella polare da seguire? 10 tempeste? 100? E cosa diremo al nostro equipaggio/organizzazione aziendale per ingaggiarli e farli credere nel nostro progetto imprenditoriale? Che stiamo navigando a vista e di stare tranquilli?
No, non ci credo. Non ci credo che questo sia il marketing che ci siamo immaginati e che qualcuno la cui definizione ha corroborato a definire negli ultimi decenni.

Lo so, ci piace la “Lambo a Dubai”, o inventare mille mila neologismi per definire un qualcosa che alla fine dei conti è semplicemente definibile come persone che hanno bisogni da soddisfare.

La verità è che dobbiamo comprendere profondamente le persone, creare modelli di business sostenibili economicamente (e non solo) e far quadrare i conti: in primis, creare prodotti e servizi per soddisfare i bisogni delle persone. Il resto sono solo delle grandi cazzate, delle favole. E basta.

Filippo Giustini
Design Strategist
Fondatore di Marketing Toys
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