Marketing Toys • Il nostro punto di vista, in gioco

Symbiotic Futures: cronaca di un viaggio dentro il possibile

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Ci sono eventi che non si limitano a “raccontare” il futuro, ma lo mettono in scena.
Lo rendono corpo, voce, domanda.
Lo fanno accadere.
Future Days a Lisbona è stato uno di questi.

Un’esperienza più simile a una deriva intenzionale che a una conferenza. Una rotta aperta, fatta di incontri improvvisi e visioni condivise, dove il futuro non è solo oggetto di discussione — ma soggetto vivo di trasformazione.

Abbiamo partecipato come Marketing Toys portando con noi l’approccio che ci guida ogni giorno: un modo di pensare e di fare che coniuga gioco e strategia, design e visione. Ma questa volta, più che “portare”, abbiamo accolto. Respirato. Ascoltato.

In tre giorni intensi, ci siamo immersi in un ecosistema vibrante, internazionale, generativo: oltre 600 persone provenienti da più di 30 paesi, ognuna con il proprio sguardo, la propria storia, le proprie inquietudini e i propri sogni.
Non c’erano risposte preconfezionate, né soluzioni da vendere. C’erano mappe incompiute, direzioni possibili, strumenti aperti. E soprattutto: conversazioni vere.
Abbiamo parlato di simbiosi.

Non solo tra esseri viventi, ma tra idee. Tra pratiche, linguaggi, tecnologie e immaginari. Abbiamo esplorato come costruire futuri interdipendenti — non come esercizio teorico, ma come scelta politica, sociale, quotidiana.
Un atto di responsabilità. E di cura.

Ci siamo chiesti:
Come si progetta un domani che non sia solo sostenibile, ma vivibile?
Come si costruisce un ecosistema in cui coesistere non significhi solo “tollerarsi”, ma valorizzarsi a vicenda?
Cosa accade se iniziamo a pensare in termini di relazioni anziché di soluzioni?

In un tempo dominato dalla velocità e dall’ipersemplificazione, Future Days ha rappresentato un rallentamento fertile. Un luogo dove immaginare senza cinismo, dove riaprire spazi di possibilità, dove far dialogare il pragmatismo delle strategie con l’utopia delle visioni.

Abbiamo raccolto parole, gesti, intuizioni.
Abbiamo visto accadere l’innovazione nel momento esatto in cui qualcuno metteva in discussione ciò che sembrava ovvio.
Abbiamo imparato che il futuro non si progetta da soli.
Non si impone.
Si invita. Si coltiva. Si attraversa.

Torniamo da Lisbona con una consapevolezza ancora più chiara: il nostro lavoro — tra consulenza, design e facilitazione — ha senso solo se genera legami.
Solo se contribuisce a costruire sistemi più umani, più aperti, più giocosi.
Solo se serve a nutrire ciò che è ancora fragile, ma profondamente necessario: la capacità collettiva di immaginare.

Il futuro non è una destinazione.
È uno spazio da abitare, insieme.

📌 Scopri l’evento Future Days: https://futuredays.io/