Il blog di Marketing Toys

Di mostri, di brand. E di guerre.

Stavo riflettendo sulla maglietta che indosso: c’è scritto a caratteri cubitali THE NORTH FACE. Bellissima, cazzo. Però dovrebbero farmi pagare l’imposta di pubblicità, non credete?
Ma perché acquistiamo prodotti di “marca”? E perché una “marca” è più forte di un’altra? Cosa accadeva nelle tribùCosa c’entrano gli archetipi in tutto questo?

Beh, gli archetipi c’entrano, e come. Pensate alle tribù, alla necessità di appartenere ad una tribù, alla propria tribù. Il senso di appartenenza faceva parte del loro codice genetico e si è tramandato nel tempo.

Oggi le “tribù” sono più astratte, dai confini sfumati, quasi impercettibili. Ricordo il rappresentante che venite in negozio che aveva una Mont Blanc nel taschino della camicia bianca. L’intramontabile logo sulla parte superiore della penna permetteva di far capire agli altri che penna fosse: costosa, di classe, di indiscussa qualità.


Ricordo che poi aveva un Volvo familiare, un V90. Molto bello. Aveva i jeans consumati e lo tradivano le sue sneakers, troppo skater per quell’outfit. Scoprii infatti che lui era uno snow-boarder ed anche un adesivo sul portellone posteriore della sua Volvo comunicava la sua appartenenza a quella comunità: a quella degli snowboarders.

Ma questi brand? Perché sono così presenti nella nostra vita? Perché li accettiamo, perché li acquistiamo, perché siamo disposti a sborsare una somma di denaro superiore per valori così intangibili semplicemente per esprimere il nostro senso di appartenenza ad una “tribù”?
Beh, acquistare (o meno) un brand rappresenta senza dubbio un simbolo di stato: non è solo marketing e comunicazione. Si tratta di sociologia.

I gruppi, le dinamiche, gli equilibri interni con i membri della stessa “tribù” e con i membri delle altre tribù.
Un brand è una cosa complessa. Ne parliamo in questa sezione del nostro sito, e qua non vogliamo dilungarci oltre a riguardo.

Ma cosa c’entra la guerra, le guerre, con i brand? La vera domanda è quanto una tribù vuole predominare su un’altra. Quanto una tribù è disposta a cooperare con un’altra per obiettivi comuni. La verità è che una tribù è appartenenza. E che l’appartenenza significa cultura condivisa, ideali condivisi, visioni e condivisioni.

Un brand è un simbolo che racconta qualcosa. Che chiede qualcosa. Che costruisce qualcosa. Una tribù è un amplificatore di questi valori è una tensione verso la costruzione e condivisione di progetti, futuri, spazi, luoghi, mostri.

Esatto. Mostri. E proprio di mostri dobbiamo parlare. Perché se la tribù porta con sé ideali, valori, sogni, timori, paure è anche vero che solo i membri che ne fanno parte hanno la capacità di modificarli, adattarli, cambiarli e migliorarli. La tribù non basta, l’appartenenza è il primo passo per costruire nuovi futuri, ma la cultura condivisa rispetto a questi futuri è un processo altrettanto importante e determinante rispetto al senso di appartenenza.
Appartenere. Condividere. Cooperare per un obiettivo comune.

Aziende, mercati, persone, tribù, brand. Dobbiamo avere il coraggio di costruire un mondo migliore. Fatto di persone migliori, fatto per persone migliori, che creano aziende migliori, si aggregano in mercati migliori, creano lavoratori migliori. Di mostri e di guerre non dobbiamo più parlare. Non dobbiamo neanche più leggerne. Non dobbiamo neanche scrivere nuove pagine che qualche futura generazione, da qualche parte del mondo, dello spazio, del tempo andrà a leggere.

Non vogliamo più parlare né di mostri, né di guerre. Mai più.
Innovation